Yoga | Dalle Origini al Presente

Yoga
Buddha

 

Le piramidi di Giza, Mohenjo Dharo, il sito di Puma Punku, le linee di Nazca, il tempio di Gobekli Tepe… Questi luoghi sono solo una parte dell’incredibile eredità lasciata dalle grandi civiltà del passato.

Soffermiamoci su uno dei siti più affascinanti di sempre: la città di Mohenjo Dharo, una delle prime più importanti civiltà avanzate dell’antichità.

Dall’alba dei tempi, più di cinquemila anni fa, sorse e prosperò una civiltà senza uguali, un popolo che costituì la culla di molte scoperte e innovazioni.

Negli anni Venti, i primi siti archeologici nella Valle dell’Indo, a Mohenjo Dharo (attuale Pakistan), mostrano tra altri preziosi reperti, un sigillo raffigurante una persona seduta nella posizione del loto, considerata come il dio indù Shiva risalente a circa sei mila anni fa.

Mohenjo Dharo era una città piuttosto ricca. Nella parte centrale sono state scoperte delle opere di edilizia molto innovative per quell’epoca: bagni pubblici, sale per conferenze, pozzi e fornaci sotterranee per riscaldare l’acqua.

Gli abitanti di Mohenjo Dharo (dravida) erano un popolo pacifico e non avevano un’autorità centrale di tipo regale o sacerdotale e non si trovarono tracce di eserciti o di opere difensive.

La tradizioni di questi antichi popoli si basavano principalmente su pratiche sciamaniche e un radicato utilizzo dei Mantra.

Sebbene alcune case siano più grandi delle altre, l’impressione è quella di un grande egualitarismo, con tutte le case che avevano accesso all’acqua e al trattamento delle acque di scarico.

Intorno al 1300 a.C., a seguito delle invasioni degli Arii ( indoeuropei), il popolo della Valle dell’Indo già in difficoltà per le condizioni climatiche ( il fiume Saraswati seccò), furono costretti a fuggire nelle regioni centro meridionali dell’India.

I sopravvissuti portarono con se usi, costumi, aspetti religiosi e anche la scienza dello Yoga (Tantra e Hatha Yoga).

Quindi possiamo far risalire le origini dello Yoga alla popolazione dravidica, sebbene gli Arii assimilarono nella propria religione brahmanica molte pratiche e credenze dei popoli dravida.

Man mano che la civiltà degli Arii cresce, fiorisce anche la grande eredità vedica, l’induismo e la lingua sanscrita.

Storicamente, i Veda erano già esistiti in forma orale tramandati da maestro a studente per generazioni, quando nel periodo vedico furono messi per iscritto in India.

Il termine Veda significa conoscenza, saggezza.

Non si tratta di conoscenza teorica ma della verità percepita dall’individuo nello stato di pura coscienza. Significa conoscenza universale e spirituale che comprende tutti gli aspetti della vita.

I Veda sono i testi sacri più antichi della tradizione induista che l’umanità possieda.

Nei Veda troviamo varie epoche di consapevolezza di cui l’uomo è passato, dapprima, ricerca esteriormente la fonte della beatitudine e poi, in seguito, si cala sempre più nelle profondità del suo essere per giungere alla verità.

La letteratura vedica si divide in quattro grandi raccolte: Rgveda, Samaveda, Ajurveda e Atharaveda.

Ogni sezione è divisa in ulteriori quattro parti: Samhita ( mantra e inni), Brahmana ( testi rituali), Aranyaka (teologia) e Upanishad (filosofia).

Le Upanishad che significa “seduto vicino”, vennero chiamate cosi perchè i grandi Rishi erano abituati a confidare dottrine segrete ai loro allievi migliori, a coloro che “siedono vicino”.

Le Upanishad contengono il segreto dei Veda e da queste derivarono le sei Darshana, le sei scuole di pensiero Indù.

Il termine Darshana deriva dalla radice sanscrita Drsh, che significa visione del mondo, pensiero filosofico.

I sei Darshana sono:

1.Nyaya

2.Vaisheshika

3.Samkhya

4.Yoga

5.Mimansa

6.Vedanta

Il Samkya è il più antico dei sei sistemi filosofici ed è strettamente legato a quello dello Yoga.

Questo sistema (il Samkya) riconosce l’Universo come un creato dall’interazione di due forze primordiali: Purusha ( spirito, coscienza) e Prakriti ( materia, natura).

Essi devono interagire perchè lo spirito senza la materia è inattivo e la materia senza lo spirito è inanimata.

L’attaccamento alle cose materiali, il dolore che proviamo nel corso della vita non è altro che Purusha, la nostra coscienza che si illude di star provando davvero quelle sensazioni, legate invece solo al mondo materiale, a Prakriti.

Il Samkhya ha lo scopo di eliminare in maniera definitiva le afflizioni e tutto ciò che arreca turbamento, cosa che è lo scopo primario anche dello Yoga.

La religione Indù si manifesta attraverso un gran numero di divinità:

Brahma – il Creatore 

Vishnu – il Conservatore

Shiva – il Distruttore e  il Ricreatore, il Signore dello Yoga 

Queste divinità, a loro volta, si incarnano anche in altri Dèi come Krishna e Rama. Le incarnazioni delle varie divinità sono dette “Avatara”.

Il termine Yoga deriva dalla radice sanscrita Yug= legare, unire, aggiogare.
Da qui il significato, posteriore, di Yoga come insieme di tecniche anche meditative aventi come scopo l’unione con la realtà ultima e tesa a “aggiogare” i sensi e i vissuti da parte della coscienza.

Das Gupta ( filosofo indiano) dice:


Senza dubbio la pratica disciplinata costituisce una delle caratteristiche peculiari dello Yoga in quanto sistema, ma, come sarà più oltre chiaro, lo Yoga possiede una sua visione su molti altri argomenti come la psicologia, l’etica e la teologia”.

Patanjali, noto anche come il padre dello Yoga, era un maestro di danza, un filosofo ma anche un grande esperto di Ayurveda vissuto tra il V e il VI secolo d.C. nell’attuale Sri Lanka.

Patanjali organizzò e sintetizzò per la prima volta l’antica conoscenza dello Yoga in una raccolta di aforismi (sutra) sulla teoria e pratica dello Yoga.

La tradizione Yoga contemporanea considera gli Yoga Sutra uno dei testi fondamentali della filosofia Yoga classica.

Il grande dono di Patanjali al mondo è stato quello di prendere questa filosofia profonda e tuttavia puramente intellettuale e di presentarla in una forma che il ricercatore spirituale medio potrebbe seguire e utilizzare.

Gli Yoga Sutra contengono 196 sutra, divisi in quattro capitoli che discutono gli obiettivi e la pratica dello Yoga, lo sviluppo dei poteri yogici e, infine la liberazione.

1. Samadhi Pada

2. Sadhana Pada 

3. Vibhuti Pada 

4. Kaivalya Pada

Nei suoi aforismi, Patanjali elenca gli otto rami ( Ashtanga) da seguire ed applicare nel percorso che si dovrebbe intraprendere per raggiungere la realizzazione.

Gli 8 rami (Anga) dello Yoga sono:

1. YAMA – Regole di Condotta Morale Ahimsa- Satya- Asteya- Brahmacharya- Aparigraha

  • –  astenersi dall’arrecare danno agli altri
  • –  astenersi dalla falsità
  • –  astenersi dal furto
  • –  astenersi dall’intemperanza
  • –  astenersi dall’avidità
 

2. NIYAMA – I Precetti Religiosi –Shaucha- Santosha- Tapah -Svadhyaya -Ishvara -Pranidhana

  • –  purezza del corpo e della mente
  • –  equanimità in ogni circostanza
  • –  autodisciplina
  • –  introspezione contemplativa
  • –  devozione a Dio
 

3. ASANA – Postura corretta per la meditazione
Dominare l’irrequietezza del corpo produce un grande potere mentale.

4. PRANAYAMA – Il controllo cosciente del Prana, la respirazione 

5. Pratyahara – Rendere la mente introspettiva, concentrarsi sulle proprie emozioni spostando l’attenzione dentro di noi e non più all’esterno

6. DHARANA – Mantenere la concentrazione, concentrarsi su un singolo oggetto o pensiero tralasciando tutto il resto

7. DHYANA – La meditazione

8. SAMADHI – Lo stato più elevato del superconscio, l’esperienza diretta con l’Assoluto

Le Vie dello Yoga:

KARMA YOGA: lo Yoga dell’azione disinteressata

I principi del Karma Yoga sono:

  • –  azione pura e distaccata
  • –  azione senza aspettative o ricompense
  • –  azione al servizio del Divino
  • –  azione consapevole/ presenza 

BHAKTI YOGA: lo Yoga della devozione

Include nove modi di adorazione:

-canto

-Japa Mantra 

-mito

-preghiera

-silenzio 

-dedizione all’altro

 -comunità dei devoti 

 -servire con umiltà

 -sottomissione

JNANA YOGA: lo Yoga della conoscenza
Jnana Yoga rientra nella scuola di pensiero Vedanta e si basa sui seguenti principi:

VIVEKA – Discernimento metafisico tra il reale e l’irreale, l’eterno e il finito, la personalità umana e il sé sovrapersonale

VAIRAGYA – Rinuncia a tutti i piaceri terreni e paradisiaci

TAPAS – Le pratiche ascetiche costituite dai sei tesori:

  1. Sama – Il controllo dei pensieri
  2. Dama – Il controllo degli organi sensoriali
  3. Uparati – La rinuncia alle attività che non facciano parte dei doveri
  4. Titikhsa – La fermezza interiore rispetto alle avversità e agli opposti piacere-dolore
  5. Sraddha – La fede rispetto all’insegnamento
  6. Samadhana – La concentrazione perfetta
 

MUMUKSUTVA – Intenso desiderio di emancipazione

HATHA YOGA

Gli aspetti caratteristici dell’Hatha Yoga sono:

  • –  Il corpo come strumento di emancipazione
  • –  Unione psicofisica con il Divino
  • –  Anatomia sottile
 
  • Lo scopo dello Hatha Yoga è l’emancipazione dell’uomo per la realizzazione del Sè.

    RAJA YOGA – Lo Yoga regale

    E’ uno Yoga prevalentemente meditativo, mentale e statico che utilizza come mezzi:

    – Meditazione

    – Concentrazione

    – Contemplazione

    Ha come fine il Samadhi, lo stato di beatitudine totale e assoluta.
    Lo scopo del Raja Yoga è l’unione di corpo mente e spirito che sono un’entità unica e indistinta.

    Raja Yoga è la sintesi di tecniche delle scuole di pensiero che vennero raccolte e consolidate in un’unica versione, gli Yoga Sutra di Patanjali.

    Lo Hatha Yoga si concentra sul corpo fisico e sulle posizioni portando il praticante in una fase preparatoria per arrivare al Raja Yoga che è focalizzato sulla mente e sulla consapevolezza di noi stessi.

    Benchè abbia le sue radici nella millenaria tradizione indiana, lo Yoga ha superato nel tempo i confini geografici e culturali integrandosi con grande successo anche fra gli occidentali.

    Ma chi ha introdotto la pratica dello Yoga in Occidente?

    Il merito di aver introdotto lo Yoga in Occidente viene attribuito agli Yogi e Swami indiani che alla fine del 1890 iniziarono a trasmettere le loro conoscenze al mondo occidentale.

    Negli anni 1890, Swami Vivekananda, discepolo di Sri Ramakrishna, dimostrò alcune posizioni Yoga a una fiera mondiale a Chicago e ciò generò molto interesse, tanto che tre anni dopo fondò alcuni centri Yoga per la formazione proprio negli Stati Uniti.

    Swami Vivekananda è stato il primo che ha tradotto i testi yogici dal sanscrito in lingua inglese.

    Egli divenne l’ambasciatore spirituale dell’India in America e lavorò per una migliore comprensione tra Oriente e Occidente, per creare un mondo migliore che riunisce il meglio della religiosità orientale e della razionalità ed efficienza scientifica occidentale. Scelse il servizio all’umanità come missione terrena nel corso della sua breve vita ( è vissuto solo 39 anni), svolgendo un lavoro impressionante diffuso in tutto il mondo.

“ E’ possibile che scelga di lasciare il corpo, di gettarlo come un indumento usato, ma non per questo cesserò di lavorare! Ispirerò uomini ovunque, finchè tutto il mondo arriverà a comprendere di essere uno col Divino”.    Swami Vivekananda

Più tardi, nel 1920 Paramhansa Yogananda giunse negli Stati Uniti come delegato indiano al Congresso internazionale dei liberali religiosi e per oltre trent’anni espose al mondo occidentale gli insegnamenti dello Yoga e della meditazione. Egli è considerato una delle principali guide spirituali dei nostri tempi.

Un grande dono trasmesso da Yogananda è stata l’antica scienza del Krya Yoga, secondo le rivelazioni ricevute da Mahavatar Babaji, uno Yogi ritenuto immortale, per far si che tutti possano vivere la propria esperienza con Dio, senza difficoltà.

Nel 1946 pubblicò la storia della sua vita in “Autobiografia di uno Yogi” , una delle opere sulla filosofia indiana più famose ed apprezzate in Occidente, un Best Seller che al principiante Yoga non deve assolutamente mancare nella propria libreria.

A prescindere dal credo religioso al quale gli esseri umani si sentono legati, essi devono ritrovare la serenità, l’armonia con se stessi e con gli altri.

A prescindere da come viene chiamato nelle diverse lingue Dio è sempre uno, ed è l’unico a poter sollevare da tutti i mali: fisici, mentali e spirituali.

Ciò che tutti i maestri spirituali hanno cercato di portare tra le persone è l’acquisizione di una visione diversa della realtà che produca relazioni umane giuste.

Tutti gli insegnamenti di questi preziosi maestri sono diventati patrimonio comune dell’umanità e hanno contribuito all’evoluzione dell’uomo in termini sia sociali che personali.

Se volete approfondire, migliorare il vostro stato di benessere fisico e mentale o semplicemente lasciarvi guidare, non esitate a scrivermi per partecipare alle mie lezioni di Yoga oppure alle sessioni individuali di riequilibrio energetico.