Si dice che quando si vede il sé, cioè il vero essere, non si vede il mondo. Ma quando si vede il mondo, non si vede il vero essere.
Il filosofo indiano Shankara ci da un esempio in cui si racconta di una persona che cammina la sera e l’unica luce è quella della luna.
Sul sentiero vede qualcosa che pensa sia un serpente ma invece era una corda.
Ma nella sua mente ha visto un serpente.
Quando vede il serpente, non vede la corda.
La paura invade il suo corpo: “ Non posso proseguire, il serpente mi morderà”.
In quel momento arriva una persona che abita lì e sa che in quella zona non ci sono serpenti. L’abitante si avvicina e dice: “ Vieni con me!”
L’uomo va a vedere con i suoi occhi e in quell’istante si accorge che è solo una corda.
Quello che vediamo è reale?
Questa antica metafora ci parla dell’irrealtà dell’ego.
La nostra percezione della realtà può essere offuscata dall’illusione (Maya) e dall’ignoranza ( Avidya).
Questa ignoranza si manifesta come un rapido giudizio o paura e reagiamo esclusivamente in base ai nostri sensi.
Se l’uomo si ferma alle forme esteriori, all’apparenza, ritenendola la realtà ultima, cade nell’errore, nella falsa conoscenza.
Per noi occidentali dell’epoca moderna, Maya è interpretare ruoli sociali non sentiti, seguire modelli, aggrapparci a schemi di comportamento malsani.
Le situazioni piacevoli o spiacevoli della nostra vita ( la salute, il lavoro, i rapporti con gli altri) sono il prodotto di stati della mente mutevoli, di illusori aggregati della nostra psiche che, essendo il frutto di sfuggevoli impressioni, non hanno alcun motivo reale per esistere.
Ciò che resta immutato è la nostra anima e se permettiamo al resto di passare in secondo piano, allontaniamo la sofferenza e facciamo esperienza della nostra pace innata.
Rilasciare l’ego non è una cosa facile da fare, ma e necessario in quanto è la fonte di tutto il nostro malcontento, delle insicurezze e degli stati d’ansia.
L’identificazione con l’ego ci fa ondeggiare nei nostri pensieri, tra sentimenti e desideri per connetterci con qualsiasi cosa al di fuori di noi stessi.
Cosi si perpetua il nostro fraintendimento del mondo.
E’ quindi importante essere sempre consapevoli di questa forza e non farci dominare da essa.
Sperimentare la soddisfazione del non giudizio, della non resistenza e del non attaccamento è essenziale per lasciar andare la natura distruttiva dell’ego.
Per Schopenhauer il velo di Maya rappresenta ciò che nasconde la realtà delle cose.
“ E’ Maya il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perchè ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia che il pellegrino da lontano scambia per acqua,, o anche rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente”.
( Il mondo come volontà e rappresentazione)
Attraverso la pratica dello Yoga impariamo a non identificarci con le fluttuazioni della mente o con gli stati emotivi, per andare alla scoperta della nostra vera natura.
“Per colui che ha conquistato la mente, la mente è la miglior amica. Ma per colui che fallisce nell’intento, la mente è la peggior nemica”.
( Bhagavad Gita, cap.4)
Se volete approfondire, migliorare il vostro stato di benessere fisico e mentale o semplicemente lasciarvi guidare, non esitate a scrivermi per partecipare alle mie lezioni di Yoga oppure alle sessioni individuali di riequilibrio energetico.
Namastè!
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