La nostra mente è come il mare con grandi onde di pensieri e emozioni che si scontrano.
Ma quando si arriva in fondo al mare, tutto è calmo, sereno e trasparente.
Il Buddha ha detto che le persone soffrono perchè si identificano con le cose che cambiano.
I principali artefici delle sofferenze dell’uomo sono l’ignoranza e l’attaccamento.
Avidya è il primo dei cinque veleni che condizionano la nostra vita. ( Vedi l’articolo sui 5 Klesha qui)
La parola sanscrita Avidya significa non conoscenza.
L’ignoranza non è una mancanza di informazione ma l’incapacità di osservare il tuo mondo interno o addirittura ignorare ciò che sai.
Per la maggior parte delle persone è difficile riconoscere l’esistenza del velo di Maya (l’illusione).
L’educazione, le credenze e l’ambiente sociale sono i fattori attraverso cui percepiamo la realtà.
Scambiare il vero sé per il falso sé: questo è il fulcro dell‘Avidya.
Non solo ci identifichiamo con il corpo, ci identifichiamo con ogni pensiero passeggero, con ogni stato d’animo.
Ogni interpretazione che facciamo del mondo deriva da una prospettiva che si genera durante il percorso della vita.
Osserva i tuoi pensieri e nota come creano sentimenti e come la tua realtà è esattamente una conseguenza di una percezione errata.
Ti liberi da un pezzo di Avidya ogni volta che rivolgi la tua attenzione verso l’interno e rifletti sui tuoi limiti, i giudizi, le passioni, l’orgoglio, gli attaccamenti e tutti gli atteggiamenti in cui ci chiudiamo nel corso di una giornata.
Chi sei veramente non può essere ridotto a emozioni e circostanze esterne.
“ Per colui che controlla la mente, la mente è la miglior amica. Ma per colui che fallisce nell’intento, la mente è la peggior nemica.”
( Bhagavad Gita, cap.4)
La leggerezza del non attaccamento
Il non attaccamento è il concetto che sta al centro della pratica dello Yoga ed è una delle sfide più difficili della vita.
Aparigraha è un termine sanscrito che si riferisce al non possesso.
Non c’è niente di sbagliato nell’apprezzare le cose materiali, godere della loro utilità ed essere grati per tutto ciò che la vita ci offre.
Il problema nasce quando l’apprezzamento lascia il posto all’avidità, quando spendiamo tutte le nostre energie nel cercare di accumulare cose.
E’ la preoccupazione per i beni, più di ogni altra cosa che ci impedisce di vivere liberamente e nobilmente.
L’attaccamento può avere diversi riflessi nella nostra vita: il desiderio di successo nella carriera a qualsiasi costo, sentimenti di un malsano attaccamento al proprio coniuge, il desiderio di ricchezza e pregiudizi.
Spesso, la più grande sofferenza deriva dall’attaccamento e dall’avversione per le emozioni. Quando siamo tristi, vogliamo disperatamente essere felici. Quando siamo felici ci preoccupiamo che finisca.
Aparigraha insegna a non creare attaccamento con niente e nessuno. La pratica del non attaccamento ispira il perdono e il lasciar andare.
“Per trovare la pace interiore pratica il non attaccamento: sii consapevole che niente e nessuno ti appartiene veramente.”
Swami Kriyananda
La meditazione purifica gradualmente la nostra mente, eliminando tutte le forme di attaccamento materiale che ci hanno accompagnato nella nostra vita, ci fa vivere l’attimo presente, il “qui ed ora” senza preoccuparsi per il futuro che non è ancora arrivato o per il passato che è già andato.
Se volete approfondire, migliorare il vostro stato di benessere fisico e mentale o semplicemente lasciarvi guidare, non esitate a scrivermi per partecipare alle mie lezioni di Yoga oppure alle sessioni individuali di riequilibrio energetico.
Namastè! ♥♥♥